domenica 15 maggio 2011

Forza della ragione, incanto della fede. Ricordo di Cesare Scurati.

La tecnologia e l’elettronica sono troppo spesso disumane. Certamente, ogniqualvolta sembrano compiacersi degli elettroshock che sanno scaricare: per lo più colpendoci inermi con le notizie più tragiche. L’ultima ci ha squarciato il cuore in un assolato giorno di maggio: il telefono é trillato per comunicarci questa inaccettabile sentenza: Cesare Scurati non era più con noi. Strappato alla vita da un destino cieco e crudele.
In punta di piedi, percorreremo questa sobria testimonianza, consapevoli della precarietà della nostra avventura interpretativa. Sono righe che osano lo sguardo in alcune immagini - esistenziali e pedagogiche - di cui è cosparso il nostro album dei ricordi.
Anzitutto, il suo volto esistenziale. Cesare giace nella mia memoria esistenziale come personalità cristallina, limpida, generosa. Il sorriso schivo e dolce era il suo “codice” interattivo di ascolto e di dialogo. Questi, i segni di riconoscimento della sua carta d’identità umana: da una parte, la disponibilità e la carità sociale nutrite di una tensione assiologica di limpido solidarismo e provvidenzialismo; dall’altra parte, la solidarietà testimoniate, senza sosta, negli spazi e nei tempi della sua amatissima professione accademica: teatro di impegno e di scelta a favore di chi patisce forme di discriminazione e di esclusione.
Poi, il suo volto pedagogico. Cesare giace nella mia memoria professionale come uno dei cavalieri senza paura estranei a quella compiacente Pedagogia cicisbea e vassalla delle direttive ministeriali in campo educativo e scolastico. Al contrario, Scurati é stato tra i samurai di una Pedagogia copernicana che mai ha abbassato la guardia - nel serrato confronto di fine Novecento e d’inizio Duemila - con la dirimpettaia Pedagogia tolemaica (cara ai governi populisti, padronali e incolti) sulla progettazione e sulla costruzione di un sistema formativo rivolto al futuro dell’umanità: cosparso di cifre valoriali (ineludibili per la formazione di soggetti/ Persone:dotate di autonomia di pensiero e di valori), di cifre democratiche (ineludibili dare di più a chi ha di meno) e di cifre culturali (ineludibili per formare la mente e il cuore delle giovani generazioni).
Cesare ci lascia in eredità un patrimonio di certezze indelebili. A partire dall’idea di educazione, di cui mi parlò in una nitida giornata d’Autunno a passeggio lungo i portici di Bressanone. Con parole lente e profetiche mi guardò negli occhi. E sicuro del mio consenso mi confidò questo suo paradigma assiologico. I valori pedagogici a cui crediamo - rivoluzionari, e per questo “utopici” - sono la forza della ragione e l’incanto della fede, i soli in grado di portarci lontano: fin sulla riva del fiume dove sarà possibile costruire una nuova umanità. Fatta di donne e di uomini nuovi. che conduce in un mondo illuminato di futuro: privo di necessità e di determinismi. Un mondo contrassegnato da molteplicità di direzioni, da scelte non obbligate, da alternative prive di casualità. Sottraendo la storia alla “fatalità” e rendendo irreversibile l’appello ai valori esistenziali della scelta e dell’impegno.

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